Lola Kola 21 luglio alle ore 20.20
mi ricordo in queste ore di molte, cose di quando ti ho conosciuto a casa di Maria Antonia, di quando mi hai proposto di venire a Cuba con tutta la tensione dei preparativi.
Un giorno ci chiesero di indicare chi dovevano avvisare nel caso della nostra morte e la possibilità reale del fatto ci colpì tutti; poi sapemmo che era vero che in una rivoluzione o si trionfa o si muore (se è vera). Molti compagni caddero lungo il cammino verso la vittoria.
Oggi tutto ha un tono meno drammatico, perchè siamo più maturi, ma il fatto si ripete. Sento che la parte del mio dovere che mi legava alla Rivoluzione cubana si è compiuta nel suo territorio e ti saluto, come i miei compagni e il tuo popolo, che già anche il mio. Do le dimissioni formali per i miei incarichi nella Direzione del Partito, dal posto di Ministro, rinuncio al mio grado di Comandante e alle mie condizioni di cubano. Non sono cose legali quelle che mi legano a Cuba, ma sono vincoli d’altro genere che non si potranno mai rompere, come le nomine.
Facendo un bilancio della mia vita trascorsa e credo d’aver lavorato con sufficiente onorabilità e dedizione per il consolidamento del Trionfo della Rivoluzione. La mia unica mancanza, abbastanza grave, è stata di non aver avuto più fiducia in te sin dai primi momenti della Sierra Maestra e non aver compreso con sufficiente rapidità le tue qualità di guida e di rivoluzionario. Ho vissuto giorni meravigliosi e al tuo fianco ed ho sentito l’orgoglio di appartenere al nostro popolo nei giorni luminosi e tristi della crisi dei Caraibi.
Poche volte uno statista ha saputo brillare più di te come in quei giorni e sono molto orgoglioso di averti seguito senza esitazioni, identificato al tuo modo di pensare e di vedere, di apprezzare i pericoli e i principi.
Altre terre del mondo reclamano il concorso dei miei modesti sforzi. Io posso fare quello che a te è negato dalle responsabilità che hai per guidare Cuba ed è giunta l’ora della separazione.
Sappi che lo faccio con un miscuglio di allegria e di dolore; qui lascio la parte più pura delle mie speranze di costruttore e quello che amo di più tra tutto quello che amo e lascio un popolo che mi ha accolto come un figlio e questo lacera una parte del mio spirito.
Nei nuovi campi di battaglia io porterò con me la fede che tu mi hai inculcato, lo spirito rivoluzionario del mio popolo e la certezza di compiere il più sacro dei doveri: la lotta contro l’imperialismo, dovunque sia e questo conforta e cura qualsiasi lacerazione.
Ti dico ancora che libero Cuba da qualsiasi responsabilità meno quella che proviene dal suo esempio: se giungerà per me l’ora definitiva sotto un altro cielo, il mio ultimo pensiero sarà per questo popolo e soprattutto per te. E ti ringrazio per i tuoi insegnamenti e il tuo esempio al quale cercherò d’essere fedele sino alle ultime conseguenze delle mie azioni. Sono stato identificato sempre con la politica estera della nostra Rivoluzione e continuerò ad esserlo. Dovunque mi fermerò, sentirò la responsabilità d’essere un rivoluzionario cubano e come tale mi comporterò.
Il fatto di non lasciare ai miei figli e a mia moglie nulla di materiale non mi preoccupa: mi rallegra che sia così. Io non chiedo niente per loro, perchè so che lo Stato darà loro tutto il necessario per vivere e per educarsi.
Avrei tante cose da dire a te e al nostro popolo, ma sento che non sono necessarie le parole che non possono esprimere quello che vorrei e non vale la pena di sporcare dei fogli di carta.
Hasta la victoria siempre! Patria o muerte!
Ti abbraccia con tutto il fervore rivoluzionario.
Un giorno ci chiesero di indicare chi dovevano avvisare nel caso della nostra morte e la possibilità reale del fatto ci colpì tutti; poi sapemmo che era vero che in una rivoluzione o si trionfa o si muore (se è vera). Molti compagni caddero lungo il cammino verso la vittoria.
Oggi tutto ha un tono meno drammatico, perchè siamo più maturi, ma il fatto si ripete. Sento che la parte del mio dovere che mi legava alla Rivoluzione cubana si è compiuta nel suo territorio e ti saluto, come i miei compagni e il tuo popolo, che già anche il mio. Do le dimissioni formali per i miei incarichi nella Direzione del Partito, dal posto di Ministro, rinuncio al mio grado di Comandante e alle mie condizioni di cubano. Non sono cose legali quelle che mi legano a Cuba, ma sono vincoli d’altro genere che non si potranno mai rompere, come le nomine.
Facendo un bilancio della mia vita trascorsa e credo d’aver lavorato con sufficiente onorabilità e dedizione per il consolidamento del Trionfo della Rivoluzione. La mia unica mancanza, abbastanza grave, è stata di non aver avuto più fiducia in te sin dai primi momenti della Sierra Maestra e non aver compreso con sufficiente rapidità le tue qualità di guida e di rivoluzionario. Ho vissuto giorni meravigliosi e al tuo fianco ed ho sentito l’orgoglio di appartenere al nostro popolo nei giorni luminosi e tristi della crisi dei Caraibi.
Poche volte uno statista ha saputo brillare più di te come in quei giorni e sono molto orgoglioso di averti seguito senza esitazioni, identificato al tuo modo di pensare e di vedere, di apprezzare i pericoli e i principi.
Altre terre del mondo reclamano il concorso dei miei modesti sforzi. Io posso fare quello che a te è negato dalle responsabilità che hai per guidare Cuba ed è giunta l’ora della separazione.
Sappi che lo faccio con un miscuglio di allegria e di dolore; qui lascio la parte più pura delle mie speranze di costruttore e quello che amo di più tra tutto quello che amo e lascio un popolo che mi ha accolto come un figlio e questo lacera una parte del mio spirito.
Nei nuovi campi di battaglia io porterò con me la fede che tu mi hai inculcato, lo spirito rivoluzionario del mio popolo e la certezza di compiere il più sacro dei doveri: la lotta contro l’imperialismo, dovunque sia e questo conforta e cura qualsiasi lacerazione.
Ti dico ancora che libero Cuba da qualsiasi responsabilità meno quella che proviene dal suo esempio: se giungerà per me l’ora definitiva sotto un altro cielo, il mio ultimo pensiero sarà per questo popolo e soprattutto per te. E ti ringrazio per i tuoi insegnamenti e il tuo esempio al quale cercherò d’essere fedele sino alle ultime conseguenze delle mie azioni. Sono stato identificato sempre con la politica estera della nostra Rivoluzione e continuerò ad esserlo. Dovunque mi fermerò, sentirò la responsabilità d’essere un rivoluzionario cubano e come tale mi comporterò.
Il fatto di non lasciare ai miei figli e a mia moglie nulla di materiale non mi preoccupa: mi rallegra che sia così. Io non chiedo niente per loro, perchè so che lo Stato darà loro tutto il necessario per vivere e per educarsi.
Avrei tante cose da dire a te e al nostro popolo, ma sento che non sono necessarie le parole che non possono esprimere quello che vorrei e non vale la pena di sporcare dei fogli di carta.
Hasta la victoria siempre! Patria o muerte!
Ti abbraccia con tutto il fervore rivoluzionario.
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