venerdì 23 novembre 2012

L'UOMO CHE RIDE



Lo spirito, come la natura, ha orrore del vuoto. Nel vuoto, la natura mette l'amore; lo spirito, spesso, ci mette l'odio. L'odio è un riempitivo.
L'odio per l'odio esiste. L'arte per l'arte fa parte della natura, più di quanto si creda.
Si odia. Bisogna pur fare qualcosa.
L'odio gratuito, definizione formidabile. Vuol dire un odio che è ricompensa a se stesso.
L'orso vive per leccarsi gli artigli.
Non indefinitivamente, però. Gli artigli vanno riforniti. Bisogna metterci sotto qualcosa.
L'odio indistino è dolce e per un po' basta; ma bisogna pur avere un oggetto alla fine. Un'animosità diffusa nei confronti della creazione sfinisce, come ogni piacere solitario. L'odio senza oggetto somiglia al tiro senza bersaglio. Ciò che rende interessante il gioco è un cuore da trafiggere.
Non si può odiare unicamente per la gloria. Ci vuole un condimento, un uomo, una donna, qualcuno da distruggere.

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